il Cristo redentore nell'Arte
La Scultura e i Problemi della Rappresentazione Tridimensionale
Aperte le difficoltà tecniche della lavorazione della materi, marmo, gesso, legno, cera o terracotta che sia, il problema essenziale della scultura risiede nella tridimensionalità.
La rappresentazione di una testa di un soggetto in scala reale è l’effetto derivante dalla rappresentazione di più profili, che messi insieme uno dopo l’altro restituiscono la riproduzione a grandezza naturale. Partendo da quattro o più immagini, quella frontale, il profilo destro, quello sinistro e quello da dietro (più eventualmente quelle intermedie), si arriverà ad ottenere una riproduzione tridimensionale, potenzialmente uguale nella forma e nelle dimensioni.
A questo tipo di rappresentazione potrebbe non appartenere alcun intervento di ristrutturazione formale da parte dell’artista. Questo perché il punto di vista dell’osservatore rimarrà comunque sulla linea degli occhi, sulla linea dell’orizzonte di chi osserva.
Ovviamente, se la statua è vicina, risulterà a grandezza naturale; se è lontana, si rimpicciolirà pian piano, sino a scomparire del tutto. In questi termini, la prospettiva dal punto di vista dell’osservatore rimarrà essenzialmente la stessa e, con essa, la conformazione morfologica dell’oggetto scolpito dall’artista. Esattamente come se incontrassimo una persona per strada e la vedessimo allontanarsi pian piano.
Nel momento in cui la statua venisse posta su un piano diverso da quello degli occhi, innalzata, mettiamo, di 2 metri, ecco che, oltre al problema della distanza (più o meno piccola e visibile), si presenterebbe anche quello del punto di vista. L’osservatore, infatti, non vedrà più il volto scolpito (grande o piccolo che sia) sulla linea dell’orizzonte, ma vedrà semplicemente il mento, il naso, la fronte sfuggente, magari le orecchie e il collo, in un’immagine che non corrisponderà affatto alla forma originale del volto.
A questo punto entra in gioco la virtù, il talento e la strategia prospettica dell’artista. Per una statua di commemorazione equestre, o di un generale vittorioso dopo una battaglia, magari posta su un piedistallo in una piazza, il problema della rappresentazione tridimensionale comincerà dal punto di vista dell’osservatore, e tutte le dimensioni andranno di conseguenza.
Per cui il busto sarà grande, il volto ancora più grande (meglio se con il copricapo). Le gambe fini e corte, le braccia in qualche posa, magari con la mano sull’elsa di una spada, in modo da non disturbare la visione. E questo accade per ogni soggetto da scolpire.
Il Cristo del Mantegna, ad esempio, pur essendo un’opera bidimensionale, affronta questi problemi e li risolve in maniera sublime. I piedi, che dal punto di vista effettivo dovrebbero risultare abnormi, sono invece molto piccoli, e le stigmate risaltano per catturare l’attenzione. Le gambe, ugualmente, dovrebbero essere molto più lunghe, e invece sono cortissime. L’effetto è coadiuvato dal drappeggio, molto intenso e raccolto, in modo da distrarre l’attenzione e non far caso alla sproporzione. Le mani (3) sono eccessivamente inclinate, in modo da far risaltare i segni dei chiodi.
Un corpo morto (2) non avrebbe mai e poi mai potuto tenere i polsi e la parte inferiore degli arti in quella posizione. Il busto è gigantesco, il ventre e il torace, completamente aperti e dilatati, danno la sensazione della morte, quasi come in fase di annegamento. Ugualmente, il viso è gigante, leggermente inclinato di lato, e le sue misure reali sono assolutamente incomparabili rispetto a quelle dei piedi. La Madre e le donne alla sua destra (1) hanno il volto straziato dal dolore. Si noti la sproporzione tra il viso della Madre e il viso di Gesù, come è giusto che sia: Lui, Figlio di Dio e Agnello sacrificale, e Lei, Madre e Immacolata Concezione.
Tutto questo, però, nell’immediata visione, non viene assolutamente percepito dall’occhio dell’osservatore. Ciò che invece si percepisce chiaramente è una sensazione di strazio e di dolore devastante. Opera prospettivamente eccezionale, di altissimo valore etico ed estetico, in cui l’impatto comunicativo è assolutamente fenomenale. Eccezionale per potenza e significato. Penso che meglio di così non si possa fare.
Se noi ipotizzassimo di riportare il tutto in tridimensionalità, quindi in una scultura, con gli stessi rapporti prospettici, per le ragioni suddette, la rappresentazione risulterebbe semplicemente inaccettabile.


